È aprile 2017 e da qualche mese mi sono abilitata alla professione di psicologa clinica. Da gennaio dello stesso anno sono iscritta ad una scuola di specializzazione e da altrettanto tempo sono alla ricerca di un lavoro che mi permetta di mettere in pratica i tanti anni di studio e che non si sovrapponga con le lezioni e il tirocinio presso un CPS (Centro Psico Sociale) della mia città, Bergamo. Da qualche tempo ho il “pallino” di provare il lavoro in comunità: essere a contatto con la quotidianità di chi è meno fortunato di me perché rimasto solo o perché più fragile mi sembra un’esperienza arricchente sia a livello professionale che relazionale. Consulto i siti di diverse cooperative e mando qualche curriculum ma non ho molta fortuna, si tende a preferire chi ha già esperienza con la residenzialità. Il sito di una cooperativa mi rimanda ai bandi di leve civiche di Mosaico… mi candido per una di queste (un’esperienza presso l’Università di Bergamo) e incontro Manuel, il quale mi dice molto chiaramente che non gli sembra il percorso in cui avrei potuto sfruttare al meglio i miei studi. Ma non è tutto tempo “perso”! Durante quell’ incontro infatti, Manuel mi parla di un progetto in via di apertura della cooperativa Namasté: un appartamento protetto situato a Bergamo che avrebbe ospitato adulti disabili e psichiatrici. Mi riferisce che se tutto fosse andato come previsto, la cooperativa avrebbe selezionato due leve civiche a partire dal mese dopo, maggio. Il progetto sembra interessante e decido di dargli fiducia, aspettando l’eventuale apertura del bando.Finalmente arriva maggio e vengo contattata dalla coordinatrice della comunità: l’hanno appena aperta e cercano leve! Vengo selezionata e subito inserita nella casa e nella sua quotidianità anche se ancora in via di organizzazione in quanto l’appartamento era appena stato inaugurato. Diversi mesi dopo posso dire con certezza che in questo progetto ho trovato e sto continuando a trovare l’esperienza che mi potesse arricchire che tanto cercavo. Da parte mia ho sempre rispettato i miei turni, anche durante i festivi cercando di rendermi il più possibile utile agli educatori nella gestione della casa e delle attività degli utenti. Rimboccarsi le maniche e cucinare, lavare i piatti, accompagnare i ragazzi alle loro attività, partecipandovi attivamente con loro buttandomi in piscina o coltivando un orto… mai avrei pensato un livello di coinvolgimento (anche emotivo) simile! Inoltre il fatto di dovermi occupare di trasporti e accompagnamenti presso i laboratori del lavoro e del tempo libero mi ha permesso di conoscere altre leve civiche con cui confrontarmi; educatori e professionisti oltre a quelli che affianco in casa durante i turni e di poter imparare qualcosa da tutti, senza dimenticare la possibilità di venire a contatto con l’unicità di tutti gli utenti delle altre comunità e progetti di Namasté. A livello professionale si potrebbe pensare che questo tipo di esperienza non si avvicini ai miei studi, in realtà il lavoro educativo e quello psicologico sono intersecati e giocano in perfetto equilibrio in una comunità. Relazionarsi con la fragilità significa sia ricevere affetto magari in maniera più spontanea ma anche cercare di capire paranoie, ansie e disagi spesso amplificati rispetto a situazioni più convenzionali e forse senza il mio bagaglio di studi a volte non ce l’avrei fatta a sopportare certi momenti no.A distanza di circa sette mesi dall’inizio della leva mi arriva una proposta: mi viene chiesto da Namasté di diventare educatrice all’interno dello stesso appartamento in cui sto svolgendo il servizio… non me lo aspettavo! La proposta mi provoca sentimenti ambivalenti: da un lato la soddisfazione di vedere i miei sforzi riconosciuti e ripagati, dall’altro lato l’incertezza di non essere all’altezza del compito. Mi prendo qualche giorno per pensarci e infine accetto. La proposta è quella di un contratto a tempo determinato per 15 ore settimanali a partire da febbraio 2018.Sono convinta che tutto quello che dai ti venga restituito, magari anche in una forma che non ti aspetti e sicuramente il quantitativo di emozioni che mi sta donando questa esperienza non l’avrei mai sperato. Ringrazio Mosaico per avermi dato la possibilità di conoscere e buttarmi in questa esperienza in cui si lavora ma ci si forma anche, e la cooperativa che mi ha fatto capire quanto può fare una persona mettendosi in gioco!
Alessia Marchesi